Il mondo cambia giorno dopo giorno: l'Italia non è più quella del boom economico, dove tutto andava bene, dove ci si poteva permettere la seconda casa al mare, oggi a malapena puoi mantenere la prima dove abiti, quando la moglie poteva stare benissimo a casa a far la calza, mentre oggi è necessario e urgente che trovi un lavoro altrimenti non si arriva a coprire le spese....e si potrebbe continuare all'infinito.L'Italia vive in un mondo nuovo, fatto di altri problemi, e per risolverli non basta l'idea occore l'azione. Pure la classe politica risente di questo mutamento, perchè, ripeto, rispetto al passato, è cambiato lo scenario italiano, uno scenario che vede in primo luogo l'uscita di scena di partiti e partitini, legati tra loro da un'unica radice storica ma divisi per motivi di contrasti tra leaders. Bertinotti e Diliberto nascono da un'unica fonte, la rivoluzione comunista, ma poi si dividono per visioni sottilmente diverse, dando vita a sottopartiti. La loro radice è e rimane il PCI: cosa rappresenta l'esistenza di questa miriade di gruppi e gruppetti? A creare confusione al momento del voto, mettendo caos nella testa dell'elettore che, di fronte ad una scheda fatta di mille colori, non capisce nulla e vota per disperazione, soprattutto se è anziano, il primo che gli capita o non vota scrivendo le note frasette d'insulto che chi è scrutatore o rappresentante di lista come lo sono stata io, è abituato a leggere.In tutti i paesi dove il concetto di politica è più avanzato del nostro, anche se ovviamente con qualche difetto, perchè la perfezione non è di questo mondo, la presenza dei partiti al governo non si riduce ad un elenco di liste ma a due blocchi nei quali confluiscono le varie posizioni di destra o di sinistra. Chi è di centro, quasi sempre democristiano per usare un termine nostro, funge da ago della bilancia per sostenere questa o quella compagine attualmente presente al governo, ma il suo compito non si spinge oltre. Almeno credo.Per la prima volta in Italia è scoppiata " la vera rivoluzione": due schieramenti anzichè la solita tiritera di PSI, PCI, DC, Rifondazione, AN, ecc. che se ci ricordiamo, il giorno dopo la chiusura delle urne, riempivano i nostri schermi televisivi con le loro percentuali, exit pol, e tutta quella serie di analisi, chiacchere che alla fine, anzichè far appassionare il cittadino, lo costringevano a spegnere la tv e a prendere un Moment per il mal di testa.Ora l'Italia ha capito come si conduce il gioco: sul campo di battaglia non ci sono tremila eserciti, ma due e chi vince è solo uno. E in questo uno sono rivolte le speranze di un mondo diverso, di un mondo più adatto alla società che si evolve.
La Destra non può fare la fine di Don Chisciotte che combatte coi mulini a vento del suo passato... se vuole veramente essere partito "di popolo" deve essere rappresentativa, non vivere solo per se stessa. Daniela Santanchè, candidata premier del partito di Storace nelle scorse elezioni di aprile, ha capito quanto sia importante per l'Italia avere un punto chiave per poter sostenere le proprie idee alla luce del sole, e questo punto chiave si può avere solo facendo parte del gruppo politico attualmente al governo, il PDL.
Gli attacchi alla Santanchè da parte dei "nostalgici", dei " duri e puri" come amano definirsi i sostenitori della linea facente capo al segretario Storace non si contano: eppure la realtà dei fatti non si può mutare: chi vive per l'Italia che cambia deve saper accettare la presenza dell'ideologia di destra all'interno del governo, una destra che conti coi fatti e non solo con le parole.