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venerdì 16 aprile 2010

Vaticano e pedofilia: il dito puntato


Mai come ora la Chiesa sta attraversando un momento troppo delicato della sua storia: la vicenda dei preti pedofili fa ridiscutere ancora una volta sul tema del celibato sacerdotale, molla, secondo alcuni, del comportamento perverso di alcuni sacerdoti.
Puntare il dito sul Santo Padre mi sembra alquanto eccessivo e assurdo: una personalità rigorosa come quella di Joseph Ratzinger non può venir coinvolta in una vicenda al di là del proprio modus vivendi. E se nel coro di Ratisbona sono accaduti episodi di pedofilia non possono vedere imputato l'anziano fratello del Pontefice, poichè tali fatti non erano certo a lui comunicati e oltretutto la sua posizione alquanto delicata come parente stretto del Papa non può essere oggetto di gossip scandalistici a vantaggio dei giornaletti e riviste rosa.
Tuttavia dire che la Chiesa sia più tollerante coi pedofili in tonaca piuttosto che con le coppie gay è dire un'eresia molto acuta e rimarcata, perchè è fatto provato che la laicità troppo stretta fa vedere le colpe in seno alla Curia anche quando non ci sono.
Sicuramente i non credenti mi taceranno di bigottismo alla 100a potenza, ma il mio pensiero non è, attualmente, quello di giudicare i torti o le ragioni, bensì di capire i motivi perchè, ogniqualvolta ci sia un episodio più o meno grave riferito alla vita umana, si dia colpa al Vaticano. Questo continuo dito puntato mi fa vedere come l'etica umana sia diventata oggetto di mutamenti facili di pensiero, influenzati dal fattore politica più che da quello morale.
Infatti il Vaticano, nella persona del Pontefice, è sempre visto come l'entità che " vuole impicciarsi dell'uomo" che impone regole e diktat come un padre padrone, senza pensare che il Papa non impone ma SUGGERISCE comportamenti da tenere in certe circostanze della vita.
La questione aborto ad esempio: la Chiesa vede in esso un omicidio a pieno titolo, mentre lo Stato lo fa rientrare nella scelta della donna. Ebbene, a rigor di logica, l'aborto non può essere definito una scelta da parte dello Stato laico perchè E' PROPRIO LO STATO CHE HA PROMULGATO LEGGI SPECIFICHE PER LA TUTELA DELLA DONNA. Chi non vuole il neonato, lo partorisce e lo lascia in ospedale, senza riconoscerlo, è un diritto della partoriente. Quindi? Che fa lo Stato? Fa la legge e poi non la osserva e fa osservare? Ecco la contraddizione in primis.
Come l'eutanasia. Le persone che soffrono, specie i malati terminali, i comatosi, non hanno la lucidità mentale per capire la propria scelta di porre fine alla vita, e sta a noi far si che questo insano desiderio non si esaudisca. Il malato fa pena, ma non siamo padroni della sua vita, essa non fa parte del nostro bagaglio umano, ragion per cui non si capisce perchè l'eutanasia non venga equiparata all'omicidio e trattata come tale....il nostro ordinamento per fortuna a questo ci è arrivato.
E di tutto ciò i movimenti laicisti incolpano il Vaticano, perchè in esso vedono un freno alla propria smania di libertinismo da non confondere con la libertà. Esseri liberi di scegliere nasce proprio dalla volontà di Dio attraverso il libero arbitrio che i credenti considerano la molla della vera libertà, alla base della quale ci deve essere comunque discernimento, valutazione delle conseguenze del pro e del contro.
Mentre la cultura atea laicista non lascia spazio a scelte: è come dice essa, punto e basta, tant'è vero che instaurare un dialogo con un non credente è alquanto difficile e impossibile.
Resta il fatto (e concludo) che il Concilio Vaticano II ha aperto una nuova frontiera per il cristianesimo cattolico, portando la società ad un rapporto aperto con la Fede, mentre chi si ostina a non vedere questo cambiamento e a sparare ignobili eresie contro la Chiesa è, a parer mio, più bigotto di un sepolcro imbiancato perchè non vede altro che una retrocessione della mentalità umana voluta dal proprio egoismo.